praticamente tutti quelli della mia famiglia sono emigrati, dopo la guerra; qualcuno anche prima, ma quelli non me li ricordo. La maggior parte dei miei è andata via negli anni Cinquanta, in Francia, a lavorare. Uno partiva e come trovava il lavoro, chiamava gli altri, insomma chiamava: non so se o gh’mandava ’n telegrama o coza (se gli mandava un telegramma o cosa) e li faceva andar là. Lavoravano come tagliaboschi e contavano i metri, chi li aveva chiamati prendeva un tanto al metro per il quantitativo di legna che avevano tagliato: il solito caporalato, adesa n’é mja ch’j abiun scopert tant (adesso non è che abbiano scoperto tanto). Tra questi c’era mio zio Vìgio, Luigi Rozzi, il fratello di mio papà. Era di un brutto! Piccolo, gobbo e dispettoso al massimo. Quando l’abbiamo riportato a casa era moribondo, ormai era vecchio, insomma vecchio: aveva sessantadue anni, ma sembrava uno di ottantotto; mio papà e i suoi due fratelli maschi son morti tutti a sessantadue anni, me e’gh’son pasà (io ci sono passato)! Mio zio Vìgio quando veniva qua d’estate aveva un tascapane a tracolla, la valigia e uno zaino pieno zeppo di tabacco, allora alla frontiera ti fermavano per i controlli e gli avevano detto: “Guardi che non può portare tutto questo tabacco”. E ’l gh’à ditt: “E po’ ’gh’ n’ò ’dl’atre!” (Gli ha detto: “E poi ne ho altro)! Ma era talmente simpatico che non gli facevano nulla. Una volta l’abbiamo accompagnato a Parma a prendere il treno, è andato in biglietteria, gli ha dato il biglietto per farselo timbrare, io e mio fratello Mino eravamo lì poco distanti, l’impiegato gli ha detto: “Mi deve 25 lire” e mio zio ha scosso il capo. “Guardi che mi deve 25 lire” e lui sempre a scuotere il capo. “Guardi che non sono per me” e lui a ripetere il gesto. “Ma sa leggere?” e lo zio ha scosso di nuovo la testa. “Sa scrivere?” e si è ripetuta la scena. “E allora come facciamo?” ha chiesto infine il bigliettaio. Lo zio ha allargato le braccia. Al ché lui, esasperato, gli ha timbrato il biglietto. Non era vero che era analfabeta, era solo per far dispetto, gh’enteresava ben asē ’d vintiscinch franch, en-te ghe pijev f orsi gnan el gelato (gli interessava ben poco di venticinque lire, non ci prendevi forse neanche il gelato), era solo per far dispetto.
[testimonianza di Ezio Rozzi tratta da “Mappe di comunità di Monchio delle Corti e Palanzano – Scuola di Palamonchio (I.C. Corniglio) a.s. 2016-2017]Puoi segnalare tutto ciò che ritieni culturalmente importante e che secondo te identifica il territorio e la comunità parmensi. Il bene segnalato può essere di natura materiale (un immobile, oggetti d’uso quotidiano, giochi…) oppure immateriale (leggende, canti tradizionali, riti…). Il bene non deve avere necessariamente un valore storico-artistico e turistico, ma deve essere espressione di un valore nel quale la comunità parmense si riconosce.
È un insieme di beni, oggetti, tradizioni, melodie, paesaggi, percorsi che rappresentano la realtà che ci circonda e che ci porta a volerlo condividere con gli altri membri della comunità a cui si è vicini e legati.
Con comunità patrimoniale s’intende un gruppo di cittadini che vuole sostenere, con pubbliche azioni, un patrimonio culturale ritenuto degno di essere trasmesso alle future generazioni.
Partecipare come individui, all’ interno di una realtà territoriale concreta, per segnalare i beni e l’eredità culturale nei quali vi rispecchiate e che vorreste salvaguardare.
Speriamo di ricavarne un vero e proprio inventario che permetta di salvaguardare tutti quegli aspetti/elementi identitari che caratterizzano ogni comunità del territorio parmense. Grazie al vostro contributo e grazie alla possibilità di geolocalizzare il bene segnalato sarà, inoltre, possibile realizzare mappe sovrapponibili; da tali mappe emergerà una visione concreta della dislocazione di tutti gli elementi segnalati.
I dati personali saranno visibili unicamente dal gestore del sito e non saranno consultabili dagli utenti che accederanno alla piattaforma al fine di inserire una propria segnalazione. Tali dati verranno trattati dall’ente gestore nel rispetto scrupoloso delle norme vigenti sulla privacy.
Nella sezione 5 del modulo, trascinare i file nell’apposito form direttamente dal proprio computer oppure cliccare sul bottone “Seleziona i file” e sceglierli attraverso l’apposita finestra di dialogo.
Certamente è possibile segnalare ciò che si ritiene faccia parte del proprio bagaglio culturale, al momento l’unico limite territoriale è posto entro i confini della provincia di Parma.
Non è possibile fare una segnalazione anonima poiché non rispecchia la finalità di questo progetto, ovvero l’avvio di comunità patrimoniale intesa come insieme di persone riunite attorno/attraverso un elemento comune e che ne definisce in qualche modo l’identità.
È sufficiente compilare il modulo per il numero di volte quanti sono i contributi da inserire.
Sì, basta compilare il modulo un’unica volta e inserire nei dati personali il nome del gruppo o dell’organizzazione o, in alternativa, il nome e cognome di un singolo rappresentante del gruppo.
Chiunque, ma gli oggetti patrimoniali segnalati devono fare riferimento esclusivamente a Parma e provincia.
In questa circostanza, come per esempio un racconto diffuso in una intera valle, piuttosto che una ricetta tipica di un intero comune o più comuni, sarà sufficiente inserire il luogo che si ritiene più pertinente e specificare nel campo libero, dedicato al racconto, l’areale interessato.
I contenuti verranno approvati da un team di esperti che analizzeranno le proposte e le segnalazioni fornite dai cittadini.
Tutti i risultati del progetto verranno pubblicati periodicamente dopo la verifica del team di esperti.
La raccolta dei dati è finalizzata alla realizzazione di un archivio – un database, visualizzabile anche su mappe, attraverso Gis – che verrà messo a disposizione delle comunità stesse, così come delle amministrazioni locali, affinché da questi dati possano scaturire iniziative, eventi, incontri volti alla loro valorizzazione.