• Racconto

    I racconti della vèja nella stalla

    I luoghi di aggregazione erano le stalle. Io ho fatto appena in tempo a vedere quando i vecchi ci andavano, di sera, per la vèja (veglia) e raccontavano tutte queste storie, come quelle della Spozéta. Le donne stavano là ad ascoltare perché ai tempi non potevano parlare molto, avevano il compito di sfogliare i rami di quercia: i rami li bruciavano e li usavano per cuocere il pane nel forno e le foglie le davano alle mucche perché le mucche allora erano molto magre. La sai quella delle vacche di Lazìn? Lui d’estate per portare le vacche al pascolo attraversava Monchio, allora una signora, che lo conosceva bene perché passava le estati in villeggiatura su, l’ha fermato e gli ha chiesto: “Signor Lasino, mi tolga una curiosità, perché le sue mucche sono così magre e hanno il muso così lungo?”. E lui: “Bèla la me dòna, dventaresve magra anca vu e faresve ’l muz lungh a mongve dō vot al dì e a dav el tor ’na vòta l’ann!” (Cara la mia donna, diventereste magra anche voi e vi verrebbe il muso lungo a mungervi due volte al giorno e a darvi il toro una volta all’anno). Le bestie erano magre perché di fieno ne avevano poco, mangiavano molta paglia, solo la notte di Natale avevano una razione doppia di fieno, altrimenti facevano la fame. Tra i racconti paurosi sentiti da bambino, ricordo quelli di mio zio Igino, che ci raccontava di un posto verso Antrìa dove c’erano Pich, Baraba e la Luigiona, degli spiriti, dunque bisognava stare attenti a passare di lì perché se ti prendevano non tornavi più a casa.
    In un altro posto, verso Ceda, si diceva che ci fosse un bricch (montone) che una notte era uscito, aveva preso fuoco e aveva detto: “E n’un poss, e gh’ò el rev ed Nadal adoss (Non ne posso più, ho il “filo” di Natale addosso)!”. Il fatto che la frase suonasse strana e priva di senso aumentava l’ansia e il timore di chi passava di lì.
    Oltre a sentire i racconti, mi divertivo anche a fare gli scherzi, puntando sulla suggestione che le storie paurose della vèja producevano nelle persone e su certi luoghi che obiettivamente facevano spavento. Una sera c’era Tomlìn Gob, che aveva paura a passare dalla “Tana”, un posto tra Monchio e Trecoste, dove c’era un viottolo stretto, vicino al canale, al buio completo. Tomlìn non aveva torce – nessuno le aveva a quei tempi – e aveva l’abitudine di bere. Allora si usava la giacca con la martingala, una specie di cintura, e noi per fargli uno scherzo avevamo preso una codga ’d porscèl (cotica di maiale) e gliel’avevamo legata alla martingala. Lui è partito, beriagh (ubriaco) e fino a quando ha camminato lentamente non si è accorto di niente, ma quando ha allungato il passo, ha cominciato a sentire la cotica sfregarli le gambe: l’e ’rivà su ch’l’era mez mort (è arrivato su che era mezzo morto di paura). Ne abbiamo combinate diverse.
    Una volta una di Roccabianca è quasi morta, eravamo ragazzi e il luogo di ritrovo era il “Ciambellino”. Queste tre ragazze, due gemelle e una loro cugina, stavano appunto andando lì, a piedi. Era buio e alla Valle, dove abitavo da ragazzo, le ho spaventate: hanno cominciato a correre, una ha perso le scarpe, la prima luce che hanno visto era quella della casa del prete, hanno bussato e appena lui ha aperto la porta della canonica, l’e picià ’n tèra (si è accasciata a terra, svenuta). Da quella volta ho smesso di fare gli scherzi.
    Le storie della veglia si raccontavano nelle stalle o nelle case, davanti al camino, ognuno portava ’na sciampa o do e es fava ’l fogh (un pezzo di legna o due e si faceva il fuoco), ognuno dava il suo contributo, eravamo una decina di persone di solito. Se proprio non c’era legna, d’inverno, con la neve, si partiva e si andava a tagliare una pianta da bruciare, tutti assieme, se era verde ancora meglio: durava di più.
    [testimonianza di Ezio Rozzi tratta da “Mappe di comunità di Monchio delle Corti e Palanzano – Scuola di Palamonchio (I.C. Corniglio) a.s. 2016-2017]

    Informazioni aggiuntive

    Categoria

    Racconto

    Comune

    Indirizzo

    Monchio delle Corti

    Inviato da

    Irene Sandei
     

    I racconti della vèja nella stalla

    Monchio delle Corti
  • FAQ

    Cosa posso segnalare?

    Puoi segnalare tutto ciò che ritieni culturalmente importante e che secondo te identifica il territorio e la comunità parmensi. Il bene segnalato può essere di natura materiale (un immobile, oggetti d’uso quotidiano, giochi…) oppure immateriale (leggende, canti tradizionali, riti…). Il bene non deve avere necessariamente un valore storico-artistico e turistico, ma deve essere espressione di un valore nel quale la comunità parmense si riconosce.

    Che cos’è un’eredità culturale?

    È un insieme di beni, oggetti, tradizioni, melodie, paesaggi, percorsi che rappresentano la realtà che ci circonda e che ci porta a volerlo condividere con gli altri membri della comunità a cui si è vicini e legati.

    Cosa si intende con “comunità patrimoniale”?

    Con comunità patrimoniale s’intende un gruppo di cittadini che vuole sostenere, con pubbliche azioni, un patrimonio culturale ritenuto degno di essere trasmesso alle future generazioni.

    Perché partecipare?

    Partecipare come individui, all’ interno di una realtà territoriale concreta, per segnalare i beni e l’eredità culturale nei quali vi rispecchiate e che vorreste salvaguardare.

    Cosa sperate di ottenere?

    Speriamo di ricavarne un vero e proprio inventario che permetta di salvaguardare tutti quegli aspetti/elementi identitari che caratterizzano ogni comunità del territorio parmense. Grazie al vostro contributo e grazie alla possibilità di geolocalizzare il bene segnalato sarà, inoltre, possibile realizzare mappe sovrapponibili; da tali mappe emergerà una visione concreta della dislocazione di tutti gli elementi segnalati.

    Come vengono trattati i miei dati?

    I dati personali saranno visibili unicamente dal gestore del sito e non saranno consultabili dagli utenti che accederanno alla piattaforma al fine di inserire una propria segnalazione. Tali dati verranno trattati dall’ente gestore nel rispetto scrupoloso delle norme vigenti sulla privacy.

    Come faccio a caricare una fotografia, un audio o un video?

    Nella sezione 5 del modulo, trascinare i file nell’apposito form direttamente dal proprio computer oppure cliccare sul bottone “Seleziona i file” e sceglierli attraverso l’apposita finestra di dialogo.

    Posso segnalare un elemento culturale riguardante un territorio differente dal luogo di mia residenza?

    Certamente è possibile segnalare ciò che si ritiene faccia parte del proprio bagaglio culturale, al momento l’unico limite territoriale è posto entro i confini della provincia di Parma.

    È possibile fare una segnalazione in forma anonima?

    Non è possibile fare una segnalazione anonima poiché non rispecchia la finalità di questo progetto, ovvero l’avvio di comunità patrimoniale intesa come insieme di persone riunite attorno/attraverso un elemento comune e che ne definisce in qualche modo l’identità.

    Come posso inserire dati che ho raccolto nel tempo da altre persone che me le hanno raccontate?

    È sufficiente compilare il modulo per il numero di volte quanti sono i contributi da inserire.

    È possibile fare una segnalazione che vale per più persone?

    Sì, basta compilare il modulo un’unica volta e inserire nei dati personali il nome del gruppo o dell’organizzazione o, in alternativa, il nome e cognome di un singolo rappresentante del gruppo.

    Chiunque può inserire oggetti patrimoniali o solo i residenti in provincia di Parma?

    Chiunque, ma gli oggetti patrimoniali segnalati devono fare riferimento esclusivamente a Parma e provincia.

    Come posso geolocalizzare un bene che copre un areale vasto?

    In questa circostanza, come per esempio un racconto diffuso in una intera valle, piuttosto che una ricetta tipica di un intero comune o più comuni, sarà sufficiente inserire il luogo che si ritiene più pertinente e specificare nel campo libero, dedicato al racconto, l’areale interessato.

    Chi approverà o meno i contenuti che verranno inseriti? Con che criterio?

    I contenuti verranno approvati da un team di esperti che analizzeranno le proposte e le segnalazioni fornite dai cittadini.

    Dopo quanto tempo i contenuti saranno visibili online?

    Tutti i risultati del progetto verranno pubblicati periodicamente dopo la verifica del team di esperti.

    La raccolta di dati è finalizzata a un progetto già definito da attuare sul territorio?

    La raccolta dei dati è finalizzata alla realizzazione di un archivio – un database, visualizzabile anche su mappe, attraverso Gis – che verrà messo a disposizione delle comunità stesse, così come delle amministrazioni locali, affinché da questi dati possano scaturire iniziative, eventi, incontri volti alla loro valorizzazione.