Per quanto riguarda l’emigrazione, comincio dal mio nonno paterno, Barlesi Antonio, detto Barlezòn, classe 1865. Come tutti i Barlesi, era calzolaio e, visto che era il primogenito, aveva ereditato la casa paterna, però una frana l’ha distrutta, nel 1885, e lui è rimasto senza. Infatti quando si è sposato si è fatto prestare la giacca dal fratello perché lui non aveva più niente. Dopo aver perso la casa, ha iniziato a lavorare fuori, faceva il segantino nei cantieri navali; d’inverno lasciava Monchio e, con la sua squadra, andava a lavorare a La Spezia: allora le navi erano di legno. Fuori dal matrimonio aveva già avuto un figlio, al quale aveva comunque dato il suo cognome, Barlesi Giovanni, che stava con la madre. Giovanni, nel 1908, è emigrato negli Stati Uniti insieme a sua moglie, una Ricci della Valle e a sua suocera. Viveva a San Francisco e là ha avuto Arturo Barlesi, raffigurato in questa foto assieme a sua moglie. La foto è stata inviata a mio nonno Barlezòn a Monchio, perché sono sempre rimasti in contatto. Mio nonno era analfabeta, ma dai familiari si faceva leggere le lettere che la moglie di Arturo scriveva da San Francisco. A volte mandavano anche dei pacchi, con dei vestiti e dei soldi. Sono rimasti in contatto fino a che mio nonno Barlezòn è morto. La vita matrimoniale di mio nonno è stata abbastanza intensa: dal primo matrimonio sono nati Alfonso e Ida, poi è rimasto vedovo e si è risposato con Quaretti Barbara, da cui sono nati mio papà Assenzio, detto Aldo, e mio zio Italo. Negli anni Cinquanta, visto che il mestiere di calzolaio non reggeva la concorrenza dell’industria manifatturiera, c’è stata l’emigrazione verso la Francia: mio fratello Antonio è partito a vent’anni, con altri della famiglia e del paese. Erano lavori stagionali, andavano via d’inverno, quando qui non c’era lavoro, in squadra, poi tornavano. Facevano i boscaioli. Alcuni in realtà si sono fermati, ad esempio mio zio Lorenzo, Londo, fratello di Antonio, e i suoi cinque figli maschi sono rimasti tutti là, mentre le tre femmine non sono mai andate via da Monchio.
Mio nonno materno, Trapassi Pietro, invece, faceva il carrettiere; prendeva le commissioni, partiva la sera, andava a Parma e portava su la roba, trasportandola sulla bara trainata da un mulo che aveva ruote molto alte per farsi strada su tracciati molto sconnessi.
Puoi segnalare tutto ciò che ritieni culturalmente importante e che secondo te identifica il territorio e la comunità parmensi. Il bene segnalato può essere di natura materiale (un immobile, oggetti d’uso quotidiano, giochi…) oppure immateriale (leggende, canti tradizionali, riti…). Il bene non deve avere necessariamente un valore storico-artistico e turistico, ma deve essere espressione di un valore nel quale la comunità parmense si riconosce.
È un insieme di beni, oggetti, tradizioni, melodie, paesaggi, percorsi che rappresentano la realtà che ci circonda e che ci porta a volerlo condividere con gli altri membri della comunità a cui si è vicini e legati.
Con comunità patrimoniale s’intende un gruppo di cittadini che vuole sostenere, con pubbliche azioni, un patrimonio culturale ritenuto degno di essere trasmesso alle future generazioni.
Partecipare come individui, all’ interno di una realtà territoriale concreta, per segnalare i beni e l’eredità culturale nei quali vi rispecchiate e che vorreste salvaguardare.
Speriamo di ricavarne un vero e proprio inventario che permetta di salvaguardare tutti quegli aspetti/elementi identitari che caratterizzano ogni comunità del territorio parmense. Grazie al vostro contributo e grazie alla possibilità di geolocalizzare il bene segnalato sarà, inoltre, possibile realizzare mappe sovrapponibili; da tali mappe emergerà una visione concreta della dislocazione di tutti gli elementi segnalati.
I dati personali saranno visibili unicamente dal gestore del sito e non saranno consultabili dagli utenti che accederanno alla piattaforma al fine di inserire una propria segnalazione. Tali dati verranno trattati dall’ente gestore nel rispetto scrupoloso delle norme vigenti sulla privacy.
Nella sezione 5 del modulo, trascinare i file nell’apposito form direttamente dal proprio computer oppure cliccare sul bottone “Seleziona i file” e sceglierli attraverso l’apposita finestra di dialogo.
Certamente è possibile segnalare ciò che si ritiene faccia parte del proprio bagaglio culturale, al momento l’unico limite territoriale è posto entro i confini della provincia di Parma.
Non è possibile fare una segnalazione anonima poiché non rispecchia la finalità di questo progetto, ovvero l’avvio di comunità patrimoniale intesa come insieme di persone riunite attorno/attraverso un elemento comune e che ne definisce in qualche modo l’identità.
È sufficiente compilare il modulo per il numero di volte quanti sono i contributi da inserire.
Sì, basta compilare il modulo un’unica volta e inserire nei dati personali il nome del gruppo o dell’organizzazione o, in alternativa, il nome e cognome di un singolo rappresentante del gruppo.
Chiunque, ma gli oggetti patrimoniali segnalati devono fare riferimento esclusivamente a Parma e provincia.
In questa circostanza, come per esempio un racconto diffuso in una intera valle, piuttosto che una ricetta tipica di un intero comune o più comuni, sarà sufficiente inserire il luogo che si ritiene più pertinente e specificare nel campo libero, dedicato al racconto, l’areale interessato.
I contenuti verranno approvati da un team di esperti che analizzeranno le proposte e le segnalazioni fornite dai cittadini.
Tutti i risultati del progetto verranno pubblicati periodicamente dopo la verifica del team di esperti.
La raccolta dei dati è finalizzata alla realizzazione di un archivio – un database, visualizzabile anche su mappe, attraverso Gis – che verrà messo a disposizione delle comunità stesse, così come delle amministrazioni locali, affinché da questi dati possano scaturire iniziative, eventi, incontri volti alla loro valorizzazione.