In inverno l’uccisione del maiale era giorno di festa: la cantina si riempiva di ogni ben di Dio, tanto che mi sembrava di essere ricco, anche se in realtà non era proprio così. Il tutto avveniva nei primi freddi e nelle prime gelate di novembre o dicembre. Ogni famiglia generalmente possedeva almeno due maiali, uno da vendere e ricavare così un po’ di denaro e l’altro per le proprie necessità. La mattina della macellazione era un po’ movimentata: mia mamma ci allontanava sempre da casa per evitare che potessimo assistere al momento dell’uccisione. Il norcino a quei tempi, se era bravo, era rispettato e ricercato; solitamente era uno del luogo che svolgeva la sua mansione per tutti. Le donne nell’aia accendevano un grande fuoco, con sopra un pentolone gigante, dove facevano bollire l’acqua per pelare il maiale. A questo lavoro di pelatura si dedicavano particolarmente gli uomini, mentre le donne andavano al canale e nell’acqua fredda, per non dire gelida, lavavano le budella per fare i salami, i cotechini e le salsicce. A mezzogiorno la rezdora di casa cuoceva l’osso del petto e metteva a tavola un bel gruppo di persone stanche, affamate ma contente, anche se i più felici e curiosi eravamo sempre noi bambini. Il maiale pelato veniva quindi appeso, diviso in due mezzene e poi via via fatto a pezzi secondo i vari usi: non si sprecava neppure un ossicino e tutto veniva accuratamente custodito. Il grasso veniva messo in un grosso pentolone e fatto sciogliere sul fuoco per diventare strutto, che poi mia mamma sistemava in tante lattine per conservarlo. Che buone le patate fritte e la torta fritta nello strutto! Il fegato veniva sistemato in una ciotola di coccio e riposto in cantina. Ogni tanto se ne prendeva un po’, si scaldava e si mangiava con la polenta: si chiamavano figadètt e duravano tutto l’inverno.
Dopo aver sistemato le parti meno nobili del maiale, gli uomini mettevano in cantina i pezzi importanti, come i prosciutti, le spalle, le pancette, le coppe salate e condite a dovere che in un secondo tempo legavano e appendevano en-t-el fond, nella cantina, al fresco.
A me piaceva molto assistere alla marinatura della carne che veniva poi utilizzata per riempire le budella per farne salami, cotechini e salsicce. L’ultimo lavoro che spesso mio papà faceva da solo era la cicciolata, con tutte le rimanenze del maiale.
Il giorno della macellazione del maiale era una giornata di festa, un’avventura felice, un momento in cui tutti partecipavano e si davano una mano l’un l’altro. Si mangiava tutti insieme. Gli adulti accompagnavano il cibo con un bicchiere di buon vino e raccontavano vecchi aneddoti e spesso racconti di fantasia. I tempi cambiano, cambiano le tecnologie e sicuramente anche le persone, ma ritengo che ricordare come eravamo faccia sempre bene al cuore.
[testimonianza di Giovanni Mariotti tratta da “Mappe di comunità di Monchio delle Corti e Palanzano – Scuola di Palamonchio (I.C. Corniglio) a.s. 2016-2017]
Puoi segnalare tutto ciò che ritieni culturalmente importante e che secondo te identifica il territorio e la comunità parmensi. Il bene segnalato può essere di natura materiale (un immobile, oggetti d’uso quotidiano, giochi…) oppure immateriale (leggende, canti tradizionali, riti…). Il bene non deve avere necessariamente un valore storico-artistico e turistico, ma deve essere espressione di un valore nel quale la comunità parmense si riconosce.
È un insieme di beni, oggetti, tradizioni, melodie, paesaggi, percorsi che rappresentano la realtà che ci circonda e che ci porta a volerlo condividere con gli altri membri della comunità a cui si è vicini e legati.
Con comunità patrimoniale s’intende un gruppo di cittadini che vuole sostenere, con pubbliche azioni, un patrimonio culturale ritenuto degno di essere trasmesso alle future generazioni.
Partecipare come individui, all’ interno di una realtà territoriale concreta, per segnalare i beni e l’eredità culturale nei quali vi rispecchiate e che vorreste salvaguardare.
Speriamo di ricavarne un vero e proprio inventario che permetta di salvaguardare tutti quegli aspetti/elementi identitari che caratterizzano ogni comunità del territorio parmense. Grazie al vostro contributo e grazie alla possibilità di geolocalizzare il bene segnalato sarà, inoltre, possibile realizzare mappe sovrapponibili; da tali mappe emergerà una visione concreta della dislocazione di tutti gli elementi segnalati.
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Nella sezione 5 del modulo, trascinare i file nell’apposito form direttamente dal proprio computer oppure cliccare sul bottone “Seleziona i file” e sceglierli attraverso l’apposita finestra di dialogo.
Certamente è possibile segnalare ciò che si ritiene faccia parte del proprio bagaglio culturale, al momento l’unico limite territoriale è posto entro i confini della provincia di Parma.
Non è possibile fare una segnalazione anonima poiché non rispecchia la finalità di questo progetto, ovvero l’avvio di comunità patrimoniale intesa come insieme di persone riunite attorno/attraverso un elemento comune e che ne definisce in qualche modo l’identità.
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Sì, basta compilare il modulo un’unica volta e inserire nei dati personali il nome del gruppo o dell’organizzazione o, in alternativa, il nome e cognome di un singolo rappresentante del gruppo.
Chiunque, ma gli oggetti patrimoniali segnalati devono fare riferimento esclusivamente a Parma e provincia.
In questa circostanza, come per esempio un racconto diffuso in una intera valle, piuttosto che una ricetta tipica di un intero comune o più comuni, sarà sufficiente inserire il luogo che si ritiene più pertinente e specificare nel campo libero, dedicato al racconto, l’areale interessato.
I contenuti verranno approvati da un team di esperti che analizzeranno le proposte e le segnalazioni fornite dai cittadini.
Tutti i risultati del progetto verranno pubblicati periodicamente dopo la verifica del team di esperti.
La raccolta dei dati è finalizzata alla realizzazione di un archivio – un database, visualizzabile anche su mappe, attraverso Gis – che verrà messo a disposizione delle comunità stesse, così come delle amministrazioni locali, affinché da questi dati possano scaturire iniziative, eventi, incontri volti alla loro valorizzazione.